Collezionisti spagnoli sullo scenario romano tra l’età napoleonica e la prima Restaurazione
Il XVIII secolo, segnato dalla vendita-svendita all’estero delle antichità romane, da un mercato antiquario internazionale, soprattutto inglese, che, a dispetto delle reiterate restrizioni per le esportazioni, raggiunse livelli di intensità mai più toccati e da un’attività di scavi archeologici senza precedenti, [1] si concludeva con una situazione dominata da un’altra presenza straniera, quella francese, che promuoverà un nuovo corso, non solo nella vita politica e sociale del Paese, ma anche in ambito culturale, aprendo straordinarie prospettive, che guardarono all’Antico sia come strumento di propaganda ideologica[2] sia come rivendicazione di una dimensione nazionale. [3] Fig. 1. Incisione della statua di Bacco della collezione Azara (G. A. Guattani, Monumenti antichi inediti…, Roma 1784, tav. I, maggio). Una rilevante personalità spagnola, nel ruolo di mediatore di Pio VI presso il Bonaparte, aveva avuto in un certo qual senso la...
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